L’alto tasso di disoccupazione giovanile in Italia è ormai una realtà tristemente appurata. I pareri sulle cause di questo dato sono discordanti: ad esempio i politici associano il problema quasi esclusivamente alla crisi economica che ha messo in ginocchio il sistema produttivo dello stato e di conseguenza abbassato il livello occupazionale.
Ma non è dello stesso avviso la McKinsey & Company che ha condotto un’indagine sulle problematiche profonde del rapporto sistema scolastico-mondo produttivo per cercare le ragioni che stanno al base del costante aumento di disoccupazione ed ha costatato che la probabilità per un giovane sotto i 30 anni di essere disoccupato è risultata essere stabilmente 3,5 volte superiore alla popolazione adulta mentre la media europea si attesta intorno al 2.
Il problema lavorativo italiano quindi nascerebbe dal difficile rapporto tra il sistema scolastico e i reali bisogni del sistema produttivo italiano e ciò consegue che le aziende italiane faticano a trovare giovani lavoratori adatti alle mansioni da svolgere, in primis per carenza di ragazzi formati in determinati ambiti e con le adeguate competenze.
In conclusione quindi, possibili soluzioni potrebbero essere:
- offerta formativa adeguata alla domanda,
- informazione diffusa e trasparente,
- rivalutazione delle scuole tecniche e professionali,
- stretta collaborazione tra scuola e lavoro (con giovani e insegnanti in azienda e datori di lavoro nelle scuole),
- servizi di orientamento per gli studenti,
- efficacia dei canali di collocamento dei giovani sul mercato.
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